giovedì 13 dicembre 2018

La chiesa deve proclamare La Spirito Santo

Così mi ha detto Gesù oggi - 

Messaggio di Gesù dal crocifisso. 

Il messaggio per me è tra i due asterischi e in evidenza



Il Signore chiede a tutti gli uomini di sup­plicare insieme la venuta dello Spirito Santo «attraverso le vostre preghiere, i vostri sacrifi­ci e le lacrime! Lo manderò di nuovo e questo succederà in un modo evidente, efficace che su­sciterà stupore nel mondo e porterà la Chiesa alla santità».

«Dì al Papa che è mia volontà che il mondo cristiano implori lo Spirito Santo, la pace e il Suo regno nei cuori». 

Questo ha chie­sto il Signore a Conchita esattamente 80 anni fa. «Soltanto questo Spirito Santo può rinnova­re il volto della terra; Egli porterà ai cuori la luce, l’unità e il vero amore… * La Chiesa deve proclamarLo, le anime dovrebbero amarLo, tut­to il mondo sia consa­crato a Lui e il mondo vivrà la pace e l’effetto morale e spirituale più profondo anziché il male che lo tormenta».*


mercoledì 12 dicembre 2018

Sostenere la causa del­l'Eterno

Messaggio dallo Spirito Santo.

Ciononostante il mio diletto non abbandona la co­munità ecclesiale, acquistata con il suo sacrificio, e nep­pure io, che continuamente la guardo come madre e pro­tettrice: vogliamo che fioriscano in essa altre anime pron­te a difendere la gloria del sommo sovrano e a guerreg­giare contro l'inferno per scompigliare ed abbattere i suoi abitanti. * Quindi, bramo che tu ti disponga a ciò con l'aiu­to divino, che non ti meravigli della forza dell'avversario né ti avvilisca per la tua miseria e povertà. Sai già come la sua rabbia contro di me sia stata più grande di quella nutrita contro qualsiasi altra persona, o meglio contro tut­te insieme, ma ugualmente lo sgominai con la potenza su­perna; allo stesso modo, dunque, tu potrai fargli fronte. Impegnati a sconfiggerlo per quanto ti spetta, e così l'Al­tissimo ti preparerà per le lotte future. Sappi che la Chie­sa cattolica non sarebbe arrivata alle angustie del tempo presente, se molti dei suoi figli nutriti e cresciuti nel pro­prio seno si fossero preoccupati di sostenere la causa del­l'Eterno.*

venerdì 7 dicembre 2018

La venuta intermedia di Gesù




Messaggio del 07/12/2018


Duemila anni fa venni sulla terra dal seno di Maria santissima, mia Madre, ora verrò a voi soltanto attraverso il suo cuore immacolato.

sabato 10 novembre 2018

La vera chiesa di Cristo non falsamente ma veramente profetica


Messaggio dell'angelo custode : 
 
- Colui che regge la chiesa e la rende Santa non è Pietro ma Cristo, tutto nella chiesa si fa in nome per conto di Cristo e nulla si fa in nome di Pietro che è solo uno degli Apostoli. Ma chi scrive nell'articolo deve difendere la sua parte ancora contro la verità di Cristo vero fondamento della chiesa, a lui è stato insegnato così e crede in quello che gli stato insegnato, ma la Verità è un altra.

(Gv 20,1-9)."Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all'altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti. I discepoli perciò se ne tornarono di nuovo a casa"

Come riportato dall'articolo vi è una curiosa gara tra i due apostoli, per giungere al sepolcro, il problema è che lo scrivente Giovanni, pone questa gara come se fosse cosa importante e lo è; è Giovanni che sottolinea la questione, non è in accordo a Pietro che afferma questo, no, lui lo dice per verità, perchè Giovanni spinto dallo Spirito Santo vuole dire la verità, non quello che altri anche gli stessi apostoli si sono messi in testa, che il capo sia Pietro. E si nota che è così, per una fatto singolare, quando Gesù era al lago di Tiberiade dopo la resurrezione Pietro stizzito per la presenza costante di Giovanni dice a Cristo, "ma di costui che ne facciamo?" netta presa di distanza e chiara volontà di allontanare l'apostolo giovane dal gruppo degli apostoli. Cristo risponde molto stizzito, "posso fare delle mie cose quello che voglio?" , poi aggiunse "tu vai a pascola il mio ovile" come per dire preoccupati del ovile e non ti preoccupare delle mie scelte.

Quindi Giovanni sottolinea una verità che nessuno vuole far emergere, perchè certamente ne Pietro ne gli altri, fa piacere che questa verità emerga, vuole testimoniare chi è il vero primo, e lo fa in questo modo un po particolare, del sepolcro, anche quando Gesù parla del più piccolo in riferimenti ai bambini in realtà non parlava di bambini ma degli stessi apostoli perchè il discorso lo fa agli apostoli, e questo è un chiaro riferimento ancora una volta a Giovanni.

"E il Signore disse: «Su questa pietra costruirò la mia Chiesa» (Mt 16,18)"
"Malgrado ciò, sull’umile Pescatore di Betsaida, il suo Vicario su questa terra, il Cristo edifica l’Edificio spirituale sommo. E tuttavia il vero Capo – invisibile – non poteva che restare il Cristo, perché dal suo costato trapassato, Lui pendente dalla Croce, veniva generata la Chiesa, mediante il sangue e l’acqua fuoriusciti dalla sua piaga (cfr Gv 19,34). E in quell’atto supremo non Pietro stava presso la Croce, accanto alla Madre Addolorata, ma il Discepolo amato, che la mattina di Pasqua sarebbe arrivato per primo al sepolcro.

Messaggio della Madonna: 

"Non si elegge chi gli ha detto non una ma diverse volte mi sei di scandalo, ne chi tu dici di essere un satana, è una contraddizione." Che Pietro abbia detto Gesù era figlio di Dio perchè lo Spirito Santo in quel momento lo ha illuminato sicuramente è vero, ma questo non significa che Cristo lo abbia eletto a primo apostolo, visto che aveva quel genere di atteggiamento. E non solo, Cristo  avrebbe detto a tutti: "nessuno è primo", prima di affermare questo concetto. Quindi c'è un illogicità."

ugualmente succede oggi - abbiamo la falsa chiesa profetica

questa chiesa profetica è fatta dai preti profetici, attorniati dai laici profetici: sempre impegnati nell'ultima frontiera del sociale, preoccupata dei poveri, ma frequentante i salotti radical-chic. Sì, perché questa chiesa profetica piace tanto agli snob, ai ricchi; a quelli che, stanchi del loro benessere, sono preoccupati che la chiesa si preoccupi dei poveri. La televisione in questi anni, a livello nazionale e locale, ha accolto solo i preti così, i preti profetici, i vari don Gallo per intenderci, quelli sempre sul bordo della obbedienza alla Chiesa, quelli innovativi e rivoluzionari, perché profetico per loro è questo. La televisione ha dato a questi preti i programmi televisivi, e questi preti, proiettati nell'ultima rivoluzione del futuro, hanno bombardato di dottrine false gli spettatori, tanto che questi ormai credono che la Chiesa sia veramente questa rivoluzione permanente.

martedì 4 settembre 2018

antropomorfismo biblico



Messaggio di Dio

La bibbia fa uso di categorie umane per descrivere Dio.
 Ma Dio è il tutto. 

(Dio è Padre e Madre come schema cognitivo)

- "... il Padre " La Bibbia usa delle categorie umane (antropomorfismo) come un aiuto per l'umanità peccatrice soggetta al tempo, in modo che si possa descrivere Dio. 

Le metafore bibliche più comuni riguardano la famiglia:
  1. Dio come Padre, come genitori - madre e padre - come parente stretto (go'el).   
  2. Gesù come Figlio, come fratello. 
  3. I credenti come bambini, come figli adottivi, come sposa.

Dio vuole ripristinare il progetto originale dell'eden - non più subordinazione

Messaggio di Dio
Gen 1,27 e mostra come il Vangelo ci richiama all'ideale divino, che non ha spazio per la subordinazione generale delle femmine ai maschi
1. La Genesi 1 ci insegna che il maschio e la femmina partecipano ugualmente all'immagine di Dio. "Così Dio creò l'uomo [l'umanità] a sua immagine, a immagine di Dio lo creò, maschio e femmina li creò" (Gen 1,27).

Questo passaggio fondamentale non lascia intuire un ordine divino di creazione. Qui l'uomo e la donna sono pienamente uguali, senza subordinazione dell'uno all'altro. Scopriamo che questa descrizione della relazione tra uomo e donna regge in tutta la Scrittura e oltreNessuno scrittore ispirato - non Mosè, Gesù, Paolo - insegna alla guida della creazione dell'uomo sulla donna. 
Coloro che si oppongono all'ordinazione delle donne alla fine basano la loro argomentazione sulla guida della creazione dell'uomo sulla donna. Il loro caso, tuttavia, si basa su una fondamentale interpretazione errata di Gen 1-3.
2. Genesi 2 rafforza la Genesi 1. In Gen 2 la donna è il culmine, il coronamento della creazione. Viene creata dalla metà di Adamo, per mostrare che è "stare al suo fianco come un pari" (Gen 2: 21-22; PP 46). E 'l'uomo ' kzer k'negdô (" helpmeet per lui", Gen 2:18 KJV), che nell'originale non denota un aiutante o un assistente subordinato. Altrove nella Scrittura è molto spesso Dio stesso che è chiamato 'ēzer ("aiutante") (Esodo 18: 4; Deut 33: 7, 26; Ps 33:20; 70: 5; 115: 9, 10, 11). La frase 'ēzer k'negdô in Gen 2 significa non meno di una controparte uguale, un "partner", colei che soccorre (Gen 2:18, 22 NEB).
Contrariamente all'argomento popolare, Adamo non nomina la donna (e quindi esercita autorità su di lei) prima della Caduta in Gen 2:23. I "passivi divini" in questo verso implicano nel pensiero ebraico che la designazione "donna" viene da Dio, non dall'uomo (vedere Jacques Doukhan, The Genesis Creation Story [Berrien Springs, MI: Andrews University Press, 1978], 46-47 ). Adamo non nomina Eva fino a dopo la Caduta (Gen 3:20).
In breve, la Gen 2 non contiene alcun ordine di creazione che assoggetta la donna all'uomo o la impedisca di entrare in piena e uguale partecipazione all'uomo in qualsiasi ministero a cui Dio possa chiamarla. Per ulteriori analisi dettagliate, vedere Richard Davidson, "Sessualità in principio: Gen 1-2", cap. 1 di Flame of Yahweh: Sessualità nell'Antico Testamento (Peabody, MA: Hendrickson, 2007), 15-54.
3. La sottomissione o la sottomissione di una moglie a marito avviene solo dopo la caduta. Una sottomissione di Eva ad Adamo è menzionata in Gen 3. Dio dice ad Eva: "Il tuo desiderio sarà per tuo marito e lui regnerà sul tuo" (Gen 3,16). Ma è fondamentale riconoscere che la soggezione di Eva ad Adamo viene dopo la Caduta . Inoltre, è limitato alla relazione marito-moglie , e quindi non implica una subordinazione generale delle donne agli uomini.
Questa è precisamente l'interpretazione coerente di Ellen White (vedi in particolare PP 58-59, 1 T307-308 e 3 T 484) e The SDA Bible Commentary . La guida di servizio del marito prescritta in questo passaggio non può più essere estesa alle relazioni uomo-donna in generale di quanto possa il desiderio sessuale della moglie essere ampliato per significare il desiderio sessuale di tutte le donne per tutti gli uomini. Per ulteriori analisi dettagliate, vedi Davidson, "Sessualità e caduta: Genesi 3", in Fiamma di Yahweh , pp. 55-80.
4. Gli scritti di Paolo mantengono il modello dell'Eden. Paolo dà molte istruzioni riguardo al rapporto tra marito e moglie . Come si può vedere in particolare da 1 Tim 2:14 (vedi anche 1 Cor 14:34 e PP 58-59), alla fine è alla luce di Gen 3:16 che indica "la testa di una donna è suo marito" (1Cor 11: 3) e invita le mogli a "essere sottomesse in tutto ai loro mariti" (Ef 5:24). Tali passaggi come 1 Cor 11: 3-12, 1 Cor 14: 34-35 e 1 Tim 2: 11-12 riguardano tutti la questione della sottomissione delle mogli ai loro mariti e non delle donne agli uomini in generale.
Inoltre, in 1 Tim 2:13 Paolo non sta discutendo per una guida alla creazione dell'uomo sulla donna come è stato spesso assunto. Piuttosto, sta correggendo una falsa teologia sincretistica in Efeso. 
Il consiglio di Paolo per i mariti e le mogli non può essere esteso al rapporto tra uomini e donne in generale. Lo stesso apostolo mostra come la relazione matrimoniale si applica alla chiesa. La direzione del marito in casa non è equiparata alla presenza maschile nella chiesaPiuttosto, il Marito / Capo della chiesa è Cristo , e tutta la chiesa - compresi i maschi - è la Sua "sposa", ugualmente sottomessa a Lui (Ef 5: 21-23).
5. Nell'Antico Testamento vediamo numerose donne in ruoli di comando rispetto agli uomini, confermando così Genesi 1. Testimone Deborah (Giudici 4 e 5), uno dei giudici sul popolo di Israele - donne e uomini. Testimone del ruolo di leadership di Miriam (Esodo 15: 20-21), Huldah (2 Kgs 22: 13-14; 2 Chr 34: 22-28), Ester e altri (ad esempio, Esodo 38: 8; 1 Sam 2: 22; 2 Re 8: 1-6; Ps 68:11; Ger 31:22).
Sebbene nell'OT Israele esistessero disuguaglianze sociali per le donne, che riflettono una perversione dell'ideale divino esposta in Gen 1, tuttavia non esistono restrizioni legali che escludano le donne dalle posizioni di influenza, leadership e autorità sugli uomini.
Per quanto riguarda il sacerdozio, Adamo ed Eva sono stati nominati sacerdoti nel giardino dell'Eden prima della Caduta, e riconfermato come tale dopo la caduta (vedi la discussione e le prove a Davidson, Fiamma di Yahweh , 47-48, 57-58). Il piano originale di Dio era che tutto Israele fosse un "regno di sacerdoti" (Exod 19: 6). A causa del peccato di Israele, fu dato un piano alternativo in cui anche la maggior parte degli uomini fu esclusa - tranne una famiglia in una tribù in Israele. Eppure nel Nuovo Testamento il Vangelo ripristina il piano originale di Dio. Non pochi sacerdoti maschi, ma ancora una volta il "sacerdozio di tutti i credenti" (1 Pet 2: 5, 9; Rev 1: 6).
6. Gesù ha richiamato il suo popolo al piano originale riguardante il ruolo delle donne. Nel NT Gesù stesso ha dato il tono per la restaurazione del Vangelo indicando i suoi ascoltatori al piano originale di Dio "dall'inizio" (Matteo 19: 8). Non si muoveva precipitosamente, sconvolgendo il tessuto stesso della cultura ebraica; Non ha ordinato donne come suoi discepoli immediati, così come non ha ordinato i gentili. Ma indicò la via verso l'ideale edenico nel suo trattamento rivoluzionario ed esaltazione delle donne (vedere Giovanni 4: 7-30, Marco 5: 25-34, Luca 8: 1-3, Matteo 15: 21- 28, Giovanni 20: 1-18, ecc.).
7. L'ideale del Vangelo è il ritorno al modello di Eden. Paolo dichiarò enfaticamente: "Non c'è né ebreo né greco, non c'è né schiavo né libero, non c'è né maschio né femmina: poiché tu sei tutto uno in Cristo Gesù" (Gal 3:28). Questa non è solo una dichiarazione sull'eguale accesso alla salvezza tra i vari gruppi (cfr Gal 2: 11-15; Ef 2: 14-15). Piuttosto, individua specificamente quelle tre relazioni in cui gli ebrei avevano pervertito il piano originale di Dio di Gen 1 rendendo un gruppo subordinato a un altro: (1) ebreo-gentile, (2) schiavo-padrone e (3) maschio-femmina . Usando i termini rari di NT "maschio-femmina" ( arsen-thēly ) anziché "marito-moglie" ( anēr-gunē) Paolo stabilisce un legame con Gen 1,27 e mostra così come il Vangelo ci richiama all'ideale divino, che non ha spazio per la subordinazione generale delle femmine ai maschi. Quindi, la scelta terminologica di Paolo sostiene l'uguaglianza degli uomini e delle donne nella chiesa, senza cambiare la posizione del marito come capo della famiglia.
All'interno delle restrizioni culturali del suo tempo, Paolo e la chiesa primitiva (come Gesù) non agivano precipitosamente. La subordinazione dei Gentili era difficile da sradicare (anche in Pietro! [Gal 2: 11-14]). La schiavitù non fu immediatamente abolita nella chiesa (vedere Ef 6: 5-9; Col 3:22; Phlm 12: 1 Tim 6: 1). Allo stesso modo, le donne non hanno immediatamente ricevuto una partecipazione piena ed equa con gli uomini nel ministero della chiesa. Tuttavia, Phoebe è menzionata come "diacono" (Rom 16: 1) Junia era un'apostola donna (Rom 16: 7), e i capi della chiesa di Filippi erano donne (Fil 4: 2-3). Priscilla assunse un ruolo autorevole di insegnamento sugli uomini (Atti 18), e la "Eletta Signora" (2 Giovanni) potrebbe essere stata un importante dirigente di chiesa con una congregazione sotto la sua cura. (Vedi la discussione di queste persone, con la bibliografia, a Davidson, Fiamma di Yahweh, 649-650.)
L'elenco delle qualifiche di Paul per gli anziani incorniciato nel genere maschile ("marito di una moglie" - letteralmente "marito di una sola moglie" - [1 Tim 3: 1-7, Tito 1: 5-9]) non escludere le donne dal servizio di anziani come il genere maschile in tutti i dieci comandamenti (Esodo 20, vedere in particolare contro 17) esenta le donne dall'obbedienza. Piuttosto, questi passaggi stanno di nuovo sostenendo l'ideale edenico - il principio della monogamia (Gen 2:24).
Dio non parla direttamente alla questione dell'ordinazione delle donne nel NT, così come non affronta direttamente l'abolizione della schiavitù, con il vegetarianismo, l'astinenza dall'alcol e molte altre questioni basate sui principi stabiliti "fin dall'inizio ". Ma ha dato chiari principi biblici per guidare il nostro processo decisionale.
In questi ultimi giorni, quando venne la pienezza del Vangelo eterno deve essere predicato, Dio ha chiamato la sua chiesa per tornare al suo progetto originale per ogni ambito della nostra vita: la nostra dieta, il nostro giorno di culto - e le tre relazioni umane menzionato in Gal 3. La chiesa ha già preso posizioni coraggiose contro la schiavitù e il pregiudizio razziale. Dio ci chiama anche a tornare all'ideale edenica per le relazioni uomo-donna, che permette alle donne parità di accesso ai doni dello Spirito per il ministero (Gioele 2: 28-30; Efesini 4: 11-13). 
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mercoledì 22 agosto 2018

Traduzione errata del NON INDURCI IN TENTAZIONE


Pater - Testo Ebraico
Traduzione



"NON INDURCI " è una traduzione errata del testo, che dal greco significa "NON LASCIARCI TRASCINARE" nella mano del nemico.


per cui NON ABBANDONARCI è  teologicamente più corretto.

lunedì 20 agosto 2018

Lectio biblica su Genesi 1,26-28

MASCHIO E FEMMINA LI CREÒ
 Lectio biblica su Genesi 1,26-28 
Convegno Nazionale CEI Pastorale Familiare 
Nocera Umbra, 26 aprile 2014 
 Mario Russotto 
Vescovo di Caltanissetta 

Ho scelto di riflettere e meditare insieme a voi su un testo a tutti ben noto e, quindi, so di non avere nulla di nuovo da proporvi. Ma questo è il testo che dà il titolo al nostro convegno e dunque può essere utile tornare a farci illuminare da questi versetti del libro di Genesi. 

1. Maschio e femmina 

«E Dio disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra”. Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: “Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra”» (Gen 1,26-28). 

Genesi 1,26 recita: «Facciamo adam a nostra immagine e a nostra somiglianza ... e domini sui pesci del mare». Traducendo in italiano il termine Adam con “uomo”, il traduttore ha dovuto mettere il verbo “dominare” al singolare, mentre in ebraico è plurale. E questo perché adam in ebraico è un singolare collettivo, che va meglio tradotto con "umanità"; e questa umanità è duale, è maschio e femmina. E allora dobbiamo letteralmente tradurre così: «Facciamo umanità a nostra immagine e a nostra somiglianza… e dominino…». 

In Genesi 1,27 leggiamo: «Dio creò Adam a sua immagine; a immagine di Dio creò adam, maschio e femmina li creò». Secondo questo primo racconto di Genesi, l’umanità maschio e femmina è il culmine e il capolavoro della creazione, e riceve da Dio il compito di "dominare", cioè di portare a perfezione il creato. Senza umanità maschio e femmina non c’è “cosmo”, non c’è creazione ordinata, perché adam maschio e femmina, che odora di terra e di rosso sangue è “infuocato” (è il significato ebraico di ish-ishah), è custode e liturgo del creato. 

Adam maschio e femmina è selem e demut, che noi traduciamo con “immagine e somiglianza”. Selem e demut in ebraico indicano qualcosa di molto simile all'originale e, nello stesso tempo, assai distante e differente dall’originale. Pensiamo, ad esempio, alla statua del re posta al centro della città perché lo rappresenti. La statua richiama l’immagine del re, ma non è il re! È un po’ come una mia foto: io la guardo e dico: «Questo sono io», ma non intendo dire che io sono un pezzo di carta. Quindi in adam maschio e femmina c’è qualcosa di molto simile a Dio Creatore che, nello stesso tempo, è distinzione e differenza. 

Adam è maschio e femmina, in ebraico zakar e neke bah, termini che letteralmente andrebbero tradotti con “puntuto e svuotata”, oppure “pene e vagina”. L’umanità, dunque, è immagine di Dio in quanto duale. E questa dualità si evidenzia in quanto adam-umanità è puntuto e svuotata. Zakar e neke bah si riferiscono ai genitali che costituiscono e distinguono adam-umanità in maschio e femmina. 

2. A immagine e somiglianza 

Rileggiamo Genesi 1,27: «Dio creò adam a sua immagine, a immagine di Dio lo creò, maschio e femmina li creò». Nel progetto di Dio adam-umanità non è pensata a sé stante, chiusa nella solitarietà della mascolinità o della femminilità. Difatti anche Giovanni Paolo II nella Mulieris dignitatem ha scritto: «L’uomo in sé non è l’umanità perché l’uomo si costituisce tale solo dinanzi al “tu” della donna, che è l’altro “io” nella comune umanità» (MD, n. 6). Quindi nessun essere umano in sé è “umanità” se non nella relazione con l’altro - da sé: questa è la vocazione originaria dell’uomo e della donna. Pertanto, possiamo sinteticamente affermare che l’identità e il fine di adam maschio e femmina è l’amore come relazione.

Sì, la vocazione originaria e originante, inscritta da Dio in adam maschio e femmina, è la relazione, cioè l’essere dono per l’altro/a da sé. E precisamente: il “puntuto” per la “svuotata” e viceversa. Essere immagine di Dio è un dono esclusivo del Creatore all’adam maschio e femmina. Nessun altro essere nel cosmo è creato a immagine di Dio. Ciò che rende adam immagine di Dio non è l’intelligenza, né l’anima, ma -a relazione nella distinzione maschio e femmina, cioè l’alterità relazionale nella comune umanità, quale compatibilità accogliente nell’irriducibile incompatibilità di due differenti unicità. La Bibbia, dunque, con immagini semplici ci dice che se noi adam maschio e femmina possiamo vivere il dono di essere immagine di Dio, è perché siamo fisicamente complementari nell’irriducibile incompatibilità. 

Insegnava ancora Giovanni Paolo II: «Nell'unità dei due l'uomo e la donna sono chiamati sin dall'inizio non solo ad esistere "uno accanto all'altra" oppure "insieme", ma sono anche chiamati ad esistere reciprocamente l'uno per l'altra... Umanità significa chiamata alla comunione interpersonale» (MD, n. 7). Ma mi permetto di affermare che alla luce della pienezza della Rivelazione in Cristo Gesù c’è molto di più. L’Antico Testamento e lo stesso Cantico dei Cantici sono superati o, meglio, portati a pienezza. Essere l’uno per l’altra nel contratto d’amore di reciprocità cede il passo all’essere l’uno nell’altra nel contatto d’amore di intimità.  Infatti nei vangeli Dio non dice più, come affermava più volte nell’Antico Testamento o nel Cantico dei Cantici, «Io per voi… Voi per me…», ma «Io in voi e voi in me»: c’è un contatto di intimità sponsale. Soprattutto nel vangelo di Giovanni, Gesù afferma: «Rimanete in me e io in voi… Chi rimane in me e io in lui fa molto frutto… Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi… Rimanete nel mio amore» (Gv 15,4-9); «Tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola… Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità» 

(Gv 17,21-23). Il testo ebraico di Genesi 1,26 letteralmente recita: «Dio creò adam a sua immagine, verso la sua somiglianza lo creò». Essere immagine di Dio è un dono, diventare sua somiglianza è la risposta di adam maschio e femmina al dono ricevuto. Allora tutta l’umanità, in quanto maschio e femmina nell’intimità della relazione, deve tendere verso la somiglianza di Dio. Se leggiamo la Bibbia attraverso questa “chiave della somiglianza”, ci accorgiamo come tantissime volte si parla dell’umana tensione ad imitare il Signore per essere sua somiglianza nella storia. Vi cito a mo’ di esempio tre testi: «Siate santi perché Io, il Signore vostro Dio, sono Santo» (Lv 11,45); «Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù» (Fil 2,5); «Padre, che siano uno come noi…» (Gv 17,22). Vivere l’unità nella relazionalità dei distinti significa tendere verso la somiglianza di Dio: è questa la nostra risposta al Creatore, che ci ha fatti a sua immagine. 

3. Aiuto simile 

Nell’altro racconto della creazione in Genesi 2 leggiamo: 

«Non è bene che l’uomo sia solo, gli voglio fare un aiuto che gli sia simile… ma (l’uomo) non trovò un aiuto che gli fosse simile» (Gen 2,18-20). 

È opportuno intanto precisare che Dio non dice: «Non è bene che l’uomo sia “singolo”»; questa traduzione tradisce la Parola di Dio, distorce e malamente “legge” il significato del termine ebraico, come dirò più avanti. Ecco, Dio scava nell’uomo una sete di comunione, di amore, di incontri, di occhi. Sete di qualcuno che gli sia k'enegdô, di fronte al suo volto, di qualcuno a cui dire: «Veramente tu sei ossa delle mie ossa, carne della mia carne» (Gen 2,23). 

Proprio nella sua Parola Dio ci rivela che Lui da solo non basta all’umanità maschio e femmina e che nessuno può arrivare a Dio se non per mezzo dell’altro/a da sé. Dio solo non basta! Perché la relazione è squilibrata, è dal basso verso l’alto, è sempre un dialogo fra diseguali. Allo stesso modo non basta una relazione dell’uomo dall’alto in basso con gli animali. L’uomo cerca una relazione-aiuto k'enegdô: di fronte al suo volto. 

 E questo perché… «Non è bene che l’uomo sia solo» (Gen 2,18). In realtà il testo ebraico recita: «Non è bene che l’uomo sia con la sua stessa parte», cioè con l’altro da sé come se stesso. Il termine ebraico l'badô, che in italiano traduciamo «solo», lo troviamo applicato a Giacobbe al guado di Iabbok dopo il sogno della lotta con Dio. Il testo dice: «Si trovò solo nella lotta» (Gen 32,25), ma dovremmo meglio tradurre: «Si trovò appoggiato nella sua stessa parte». Dopo lotta, infatti, Giacobbe si ritrova zoppo perché Dio l’aveva colpito al nervo sciatico. 

Ritroviamo lo stesso termine (l'badô) in Gen 42,38, dopo che i figli di Giacobbe avevano venduto il loro fratello Giuseppe… «Beniamino rimase solo», cioè ripiegato in se stesso, col suo stesso lato. E ancora nel primo Libro dei Re si racconta che Elia, stanco e sfiduciato, per tre volte dichiara: «Sono rimasto solo» (1Re 18,22; 19,10; 19,14), perché è scoraggiato e ripiegato in se stesso. 

Altri due brevi passaggi in questa veloce riflessione. In Genesi 2,18 la donna viene definita ezer k'negdô, in italiano «aiuto simile». Ma in ebraico ezer è un termine che si riferisce a chi sa insegnare la strada e guidare accompagnando. Questa è la donna! Nel libro di Giobbe ezer viene applicato a chi soccorre il povero, l’abbandonato, il misero. E allora, quando Dio vede che l’uomo ripiegato sul suo “stesso lato” è zoppicante, gli crea la donna capace di insegnargli a camminare accompagnandolo, di indicargli la strada e di soccorrerlo. Perché l’uomo è come un povero abbandonato a se stesso. 

Ma c’è di più: nei Salmi (cfr. Sal 118; 119; 121) ezer è Dio stesso: «Alzo gli occhi verso i monti, da dove mi verrà l’aiuto? Il mio aiuto viene dal Signore» (Sal 121,1-2). Ecco il compito della donna nei confronti dell’uomo: essere “alterità” che sa accompagnare e indicare la strada… come Dio! La donna permette all’uomo di camminare dritto e spedito, di non essere zoppo e ripiegato sulla sua stessa parte. La donna, come altra da sé, genera nel creato l’alterità nell’unità della relazione dei distinti.

 E per concludere: dopo aver creato la donna, Dio «la condusse all’uomo» (Gen 2,22). Ma il testo ebraico recita letteralmente: «Dio la fece entrare nell’uomo». Di solito avviene il contrario: è l’uomo ad “entrare” nella donna. Ma la Bibbia dice che la donna viene fatta entrare nell’uomo. Lo stesso concetto con lo stesso verbo ebraico ba’ah lo troviamo altre due volte nell’Antico Testamento. La prima volta quando Labano, zio di Giacobbe, «prese la figlia Lia e la condusse da lui ed egli si unì a lei» (Gen 29,23); la seconda volta in occasione delle nozze di Tobia con Sarah: «Poi Raguele chiamò la moglie Edna e le disse: “Sorella mia, prepara l’altra camera e conducila dentro”. Essa andò a preparare il letto della camera, come le aveva ordinato, e vi condusse la figlia» (Tb 7,15). 

 Ecco il sogno e il progetto di Dio su Adam maschio e femmina: un canto di nuziale amore che consente al puntuto ‘ish (infuocato) di entrare nella svuotata ‘ishah (infuocata): è un fuoco d’amore, è «una fiamma del Signore» (Ct 8,6). Ma questo è possibile solo perché prima Dio ha fatto entrare la donna nel talamo nuziale dell’uomo! Perciò, fin dal principio del progetto di Dio l’uomo e la donna non sono primariamente l’uno per l’altra nella reciprocità, ma l’una nell’altro – e viceversa – nella intimità dell’Amore. E questo è già Vangelo! Genesi 1-2 è l’in principio poi sviluppato e compiuto da Gesù nel vangelo di Giovanni: «Che siano uno perché il mondo creda» (Gv 17,21). 
MASCHIO E FEMMINA LI CREÒ 
Lectio biblica su Genesi 1,26-28 
Convegno Nazionale CEI Pastorale Familiare
 Nocera Umbra, 26 aprile 2014 
 Mario Russotto 
Vescovo di Caltanissetta 

Ho scelto di riflettere e meditare insieme a voi su un testo a tutti ben noto e, quindi, so di non avere nulla di nuovo da proporvi. Ma questo è il testo che dà il titolo al nostro convegno e dunque può essere utile tornare a farci illuminare da questi versetti del libro di Genesi. 
1. Maschio e femmina 
«E Dio disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra”. Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: “Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra”» (Gen 1,26-28). Genesi 

1,26 recita: «Facciamo adam a nostra immagine e a nostra somiglianza ... e domini sui pesci del mare». Traducendo in italiano il termine Adam 2 ad esempio, alla statua del re posta al centro della città perché lo rappresenti. La statua richiama l’immagine del re, ma non è il re! È un po’ come una mia foto: io la guardo e dico: «Questo sono io», ma non intendo dire che io sono un pezzo di carta. Quindi in adam maschio e femmina c’è qualcosa di molto simile a Dio Creatore che, nello stesso tempo, è distinzione e differenza. Adam è maschio e femmina, in ebraico zakar e neke bah, termini che letteralmente andrebbero tradotti con “puntuto e svuotata”, oppure “pene e vagina”. L’umanità, dunque, è immagine di Dio in quanto duale. E questa dualità si evidenzia in quanto adam-umanità è puntuto e svuotata. Zakar e neke bah si riferiscono ai genitali che costituiscono e distinguono adam-umanità in maschio e femmina. 2. A immagine e somiglianza Rileggiamo 

Genesi 1,27: «Dio creò adam a sua immagine, a immagine di Dio lo creò, maschio e femmina li creò». Nel progetto di Dio adam-umanità non è pensata a sé stante, chiusa nella solitarietà della mascolinità o della femminilità. Difatti anche Giovanni Paolo II nella Mulieris dignitatem ha scritto: «L’uomo in sé non è l’umanità perché l’uomo si costituisce tale solo dinanzi al “tu” della donna, che è l’altro “io” nella comune umanità» (MD, n. 6). Quindi nessun essere umano in sé è “umanità” se non nella relazione con l’altro da sé: questa è la vocazione originaria dell’uomo e della donna. Pertanto, possiamo sinteticamente affermare che l’identità e il fine di adam maschio e femmina è l’amore come relazione. Sì, la vocazione originaria e originante, inscritta da Dio in adam maschio e femmina, è la relazione, cioè l’essere dono per l’altro/a da sé. E precisamente: il “puntuto” per la “svuotata” e viceversa. Essere immagine di Dio è un dono esclusivo del Creatore all’adam maschio e femmina. Nessun altro essere nel cosmo è creato a immagine di Dio. Ciò che rende adam immagine di Dio non è l’intelligenza, né l’anima, ma la relazione nella distinzione maschio e femmina, cioè l’alterità relazionale nella comune umanità, quale compatibilità accogliente nell’irriducibile incompatibilità di due differenti unicità. La Bibbia, dunque, con immagini semplici ci dice che se noi adam maschio e femmina possiamo vivere il dono di essere immagine di Dio, è perché siamo fisicamente complementari nell’irriducibile incompatibilità. Insegnava ancora Giovanni Paolo II: «Nell'unità dei due l'uomo e la donna sono chiamati sin dall'inizio non solo ad esistere "uno accanto all'altra" oppure "insieme", ma sono anche chiamati ad esistere reciprocamente l'uno per l'altra... Umanità significa chiamata alla comunione interpersonale» (MD, n. 7). Ma mi permetto di affermare che alla luce della pienezza della Rivelazione in Cristo Gesù c’è molto di più. L’Antico Testamento e lo stesso Cantico dei Cantici sono superati o, meglio, portati a pienezza. Essere l’uno per l’altra nel contratto d’amore di reciprocità cede il passo all’essere l’uno nell’altra nel contatto d’amore di intimità. 3 Infatti nei vangeli Dio non dice più, come affermava più volte nell’Antico Testamento o nel Cantico dei Cantici, «Io per voi… Voi per me…», ma «Io in voi e voi in me»: c’è un contatto di intimità sponsale. Soprattutto in nel vangelo di Giovanni, Gesù afferma: «Rimanete in me e io in voi… Chi rimane in me e io in lui fa molto frutto… Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi… Rimanete nel mio amore» (Gv 15,4-9); «Tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola… Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità» (Gv 17,21-23). Il testo ebraico di Genesi 1,26 letteralmente recita: «Dio creò adam a sua immagine, verso la sua somiglianza lo creò». Essere immagine di Dio è un dono, diventare sua somiglianza è la risposta di adam maschio e femmina al dono ricevuto. Allora tutta l’umanità, in quanto maschio e femmina nell’intimità della relazione, deve tendere verso la somiglianza di Dio. Se leggiamo la Bibbia attraverso questa “chiave della somiglianza”, ci accorgiamo come tantissime volte si parla dell’umana tensione ad imitare il Signore per essere sua somiglianza nella storia. Vi cito a mo’ di esempio tre testi: «Siate santi perché Io, il Signore vostro Dio, sono Santo» (Lv 11,45); «Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù» (Fil 2,5); «Padre, che siano uno come noi…» (Gv 17,22). Vivere l’unità nella relazionalità dei distinti significa tendere verso la somiglianza di Dio: è questa la nostra risposta al Creatore, che ci ha fatti a sua immagine. 3. Aiuto simile Nell’altro racconto della creazione in Genesi 2 leggiamo: «Non è bene che l’uomo sia solo, gli voglio fare un aiuto che gli sia simile… ma (l’uomo) non trovò un aiuto che gli fosse simile» (Gen 2,18-20). È opportuno intanto precisare che Dio non dice: «Non è bene che l’uomo sia “singolo”»; questa traduzione tradisce la Parola di Dio, distorce e malamente “legge” il significato del termine ebraico, come dirò più avanti. Ecco, Dio scava nell’uomo una sete di comunione, di amore, di incontri, di occhi. Sete di qualcuno che gli sia k e negdô, di fronte al suo volto, di qualcuno a cui dire: «Veramente tu sei ossa delle mie ossa, carne della mia carne» (Gen 2,23). Proprio nella sua Parola Dio ci rivela che Lui da solo non basta all’umanità maschio e femmina e che nessuno può arrivare a Dio se non per mezzo dell’altro/a da sé. Dio solo non basta! Perché la relazione è squilibrata, è dal basso verso l’alto, è sempre un dialogo fra diseguali. Allo stesso modo non basta una relazione dell’uomo dall’alto in basso con gli animali. L’uomo cerca una relazione-aiuto k e negdô: di fronte al suo volto. 4 E questo perché… «Non è bene che l’uomo sia solo» (Gen 2,18). In realtà il testo ebraico recita: «Non è bene che l’uomo sia con la sua stessa parte», cioè con l’altro da sé come se stesso. Il termine ebraico l e badô, che in italiano traduciamo «solo», lo troviamo applicato a Giacobbe al guado di Iabbok dopo il sogno della lotta con Dio. Il testo dice: «Si trovò solo nella lotta» (Gen 32,25), ma dovremmo meglio tradurre: «Si trovò appoggiato nella sua stessa parte». Dopo lotta, infatti, Giacobbe si ritrova zoppo perché Dio l’aveva colpito al nervo sciatico. Ritroviamo lo stesso termine (l e badô) in Gen 42,38, dopo che i figli di Giacobbe avevano venduto il loro fratello Giuseppe… «Beniamino rimase solo», cioè ripiegato in se stesso, col suo stesso lato. E ancora nel primo Libro dei Re si racconta che Elia, stanco e sfiduciato, per tre volte dichiara: «Sono rimasto solo» (1Re 18,22; 19,10; 19,14), perché è scoraggiato e ripiegato in se stesso. Altri due brevi passaggi in questa veloce riflessione. In Genesi 2,18 la donna viene definita ezer ke negdô, in italiano «aiuto simile». Ma in ebraico ezer è un termine che si riferiscw a chi sa insegnare la strada e guidare accompagnando. Questa è la donna! Nel libro di Giobbe ezer viene applicato a chi soccorre il povero, l’abbandonato, il misero. E allora, quando Dio vede che l’uomo ripiegato sul suo “stesso lato” è zoppicante, gli crea la donna capace di insegnargli a camminare accompagnandolo, di indicargli la strada e di soccorrerlo. Perché l’uomo è come un povero abbandonato a se stesso. Ma c’è di più: nei Salmi (cfr. Sal 118; 119; 121) ezer è Dio stesso: «Alzo gli occhi verso i monti, da dove mi verrà l’aiuto? Il mio aiuto viene dal Signore» (Sal 121,1-2). Ecco il compito della donna nei confronti dell’uomo: essere “alterità” che sa accompagnare e indicare la strada… come Dio! La donna permette all’uomo di camminare dritto e spedito, di non essere zoppo e ripiegato sulla sua stessa parte. La donna, come altra da sé, genera nel creato l’alterità nell’unità della relazione dei distinti. E per concludere: dopo aver creato la donna, Dio «la condusse all’uomo» (Gen 2,22). Ma il testo ebraico recita letteralmente: «Dio la fece entrare nell’uomo». Di solito avviene il contrario: è l’uomo ad “entrare” nella donna. Ma la Bibbia dice che la donna viene fatta entrare nell’uomo. Lo stesso concetto con lo stesso verbo ebraico ba’ah lo troviamo altre due volte nell’Antico Testamento. La prima volta quando Labano, zio di Giacobbe, «prese la figlia Lia e la condusse da lui ed egli si unì a lei» (Gen 29,23); la seconda volta in occasione delle nozze di Tobia con Sarah: «Poi Raguele chiamò la moglie Edna e le disse: “Sorella mia, prepara l’altra camera e conducila dentro”. Essa andò a preparare il letto della camera, come le aveva ordinato, e vi condusse la figlia» (Tb 7,15). 5 Ecco il sogno e il progetto di Dio su Adam maschio e femmina: un canto di nuziale amore che consente al puntuto ‘ish (infuocato) di entrare nella svuotata ‘ishah (infuocata): è un fuoco d’amore, è «una fiamma del Signore» (Ct 8,6). Ma questo è possibile solo perché prima Dio ha fatto entrare la donna nel talamo nuziale dell’uomo! Perciò, fin dal principio del progetto di Dio l’uomo e la donna non sono primariamente l’uno per l’altra nella reciprocità, ma l’una nell’altro –e viceversa – nella intimità dell’Amore. E questo è già Vangelo! Genesi 1-2 è l’in principio poi sviluppato e compiuto da Gesù nel vangelo di Giovanni: «Che siano uno perché il mondo creda» (Gv 17,21). 

domenica 19 agosto 2018

non ci abbandonare nella tentazione

(messaggio dal cielo) - 



Cosa chiediamo nella preghiera del padre nostro 

Non ci abbandonare nella tentazione

"si traduce in questo modo perché questo è il senso che più conviene dal punto di vista teologico e pastorale, secondo l’aureo principio dell’analogia fidei."



“sarebbe assurdo chiedere a Dio di dispensarci dalle prove che ci fanno crescere e fortificare nella fede” (p. 254).

Ma l’arbitrarietà è sempre dietro l’angolo: dopo aver ricordato che “la TOB ha provveduto a correggere - dopo parecchie proteste – la prima traduzione, ‘non sottometterci’, con ‘non esporci alla tentazione’”, aggiunge: “Io preciserei ancora: ‘non lasciarci esposti nella tentazione’”.



Naturalmente non si fornisce alcun argomento filologico per motivare la “precisazione”. Supplisce la sollecitudine pastorale:

“I figli ‘esposti’, una volta, erano i bambini che venivano abbandonati alla pietà altrui. Il senso più ovvio della petizione sembra essere proprio questo: chiediamo di non essere lasciati soli”.


Il volume del Pontefice dedicato a “Gesù di Nazaret”; nel quale, sempre per una felicissima combinazione, Benedetto XVI analizza proprio il “Padre nostro”, dedicando alla famigerata “sesta petizione” oltre quattro pagine.

In queste pagine possiamo andare a cercare la risposta – la più autorevole che si possa desiderare – a tutti i nostri dubbi ...

Se tu decidi di sottopormi a queste prove, […] non tracciare troppo ampi i confini entro i quali posso essere tentato, e siimi vicino con la tua mano protettrice quando la prova diventa troppo ardua per me


domenica 5 agosto 2018

cos'è il trionfo del cuore immacolato di Maria

messaggio di Dio Padre:

del 04/08/2018

Il trionfo del Cuore Immacolato di Maria è pertanto questo incontro lungo la Via della Madre, al quale il figlio si accosta. La Madre incontra il nuovo figlio che le è stato affidato ai piedi del Legno*.

 Il corpo mistico di Maria non è un sacerdozio secondo l’ordinamento della legge mosaica (cfr Lv 8-9), ma “secondo l’ordine di Melchisedek”, secondo un ordine profetico, dipendente soltanto dalla sua singolare relazione con Dio[5].


                        per approfondimenti:
L’OFFERTA RIPARATRICE, 
FATTA COL SUO CUORE IMMACOLATO


note : 

* "Il figlio che Le è stato affidato ai piedi del Legno" è il discepolo che Gesù amava .
   Nel vangelo non viene volutamente specificato il nome, in quanto questo discepolo è proposto              come  un modello in tutti i suoi aspetti: affetto e confidenza reciproca,  il quale da Gesù viene                    affiliato a Maria

Tutti dobbiamo diventare uno



messaggio del Eterno Padre




In genesi si legge : 

"all'inizio vi era Dio e la Spirito santo vibrava sulle acque". 
La spirito santo da cui ha origine la vita è il fuoco che attira a se tutte le cose. 

Per questo tutti dobbiamo diventare uno.

venerdì 22 giugno 2018

L'ABOMINIO DELLA DESOLAZIONE - In alcune chiese l'abominio è già in atto

messaggio dal cielo 22/06/2018

Nelle concelebrazioni ecumeniche già avvenute non c'è Transustanziazione, così come se un sacerdote in comunione con Bergoglio e facente parte della massoneria o eretico non vuole consacrare non consacra.... quindi in alcune chiese l'abominio è già in atto, per cui Don Alessandro ha ragione quando dice di stare attenti

............................................................................................................alcuni chiarimenti sulla validità della consacrazione  

Se il sacerdote non crede nella transustanziazione per ignoranza o perché subisce la pressione dei cosiddetti “teologi”, ma ha nel cuore l’intenzione di fare ciò che fa la Chiesa, la S Messa è valida, ma illecita.
Se un sacerdote coscientemente non vuole fare ciò che fa la Chiesa, anche se usa le parole giuste, non c’è la S. Messa......Nelle concelebrazioni ecumeniche già avvenute non c'è Transustanziazione, così come se un sacerdote in comunione con Bergoglio e facente paerte della massoneria o eretico non vuole consacrare non consacra.... quindi in alcune chiese l'abominio è già in atto, per cui Don Alessandro ha ragione quando dice di stare attenti


pur non credendo per "ignoranza" o perchè secondo lui è una cosa improbabile o impossibile ( vedi miracolo di Lanciano), ma lo fa perchè lo fa la chiesa, quindi è in comunione con le intenzioni della chiesa c'è consacrazione....

Per fare degli esempi inerenti alla celebrazione della Messa, per la materia si richiede che ci sia il pane. Questo è ad validitatem.
La Chiesa latina stabilisce però che il pane sia azzimo e cioè non lievitato, perché Cristo ha usato il pane azzimo.
Q
ualora si celebrasse con pane lievitato l’Eucaristia sarebbe valida, ma sarebbe celebrata con una materia illecita, perché proibita dalla Chiesa. Per quanto attiene al ministro della Messa ad validitatem si richiede che sia un sacerdote.Ad liceitatem si richiede che sia anche in grazia di Dio. Sicché qualora un sacerdote celebrasse in peccato mortale consacrerebbe validamente, ma mancando soggettivamente di una disposizione interiore essenziale per la fruttuosità del Sacramento consacrerebbe in maniera illecita. Questa volta l’illiceità è grave perché espone il sacramento alla sua infruttuosità e così il sacerdote compirebbe un sacrilegio


Quindi att.ne, una cosa è il peccato mortale un altra cosa è l'eresia o l'apostasia, nel secondo caso non c'è consacrazione perchè non c'è la volontà di consacrare anche se vengono utilizzate le giuste formule 

Suor Lucia disse che negli ultimi tempi ci sarebbero stati nella chiesa i partigiani del diavolo, usò proprio questa espressione, dunque può un partigiano del diavolo consacrare? La risposta evidentemente è no.... !!!


LA SANTA MESSA - Validità, fruttuosità, liceità





Il Concilio di Trento ha definito in forma definitiva e dogmatica le condizioni per cui la celebrazione di ogni sacramento è valida, facendo propria la dottrina agostiniana della validità (ed efficacia) del sacramento "ex opere operato", cioè per il fatto stesso che un sacramento venga regolarmente celebrato dal ministro competente che abbia l'intenzione di fare "ciò che fa la Chiesa" e con la materia adeguata. Facciamo subito due esempi per capire. Perché una Messa sia valida, occorre che sia celebrata da un sacerdote regolarmente ordinato, che abbia l'intenzione di celebrare veramente (non per scherzo!) secondo il rito della Chiesa cattolica e che usi, come materia, pane azzimo di frumento e vino di pura vite. Similmente si insegnava, almeno prima della riforma liturgica, che, dalla parte del fedele, la partecipazione obbligatoria alla santa Messa si potesse considerare adempiuta se si arrivava al più tardi prima che avesse inizio la liturgia offertoriale. Si capisce che la santità personale del sacerdote, le circostanze soggettive, il modo con cui celebra (fervoroso o distratto, solenne o sciatto) sono del tutto ininfluenti sulla validità della santa Messa (in particolare della consacrazione). Similmente perché una confessione sia valida, deve essere ascoltata da un sacerdote che ne abbia ricevuto facoltà dal vescovo e che pronunci correttamente la formula di assoluzione dopo aver verificato, per quanto può, la possibilità di assolvere il penitente. Così, dalla parte del penitente, perché la confessione sia valida è richiesta la confessione per specie, numero e circostanze dei peccati mortali e quella forma di pentimento, almeno minimale, che è chiamata tecnicamente "attrizione". Se il confessore è un grande peccatore, se i suoi consigli sono inopportuni, se la penitenza che impone è inadeguata, se è scorbutico o insofferente, tutto ciò non influisce minimamente sulla validità del sacramento. Così come è del tutto ininfluente il fatto che un fedele non confessi i peccati veniali o non ne dica il numero o non si esamini sulle imperfezioni etc.
Ad un livello ulteriore, tuttavia, si pongono le condizioni per cui un sacramento è lecitamente amministrato o ricevuto. Ebbene, riprendendo gli esempi precedenti, se un sacerdote celebra Messa in stato di peccato mortale, commette gravissimo peccato (anche se la Messa, comunque, resta valida); se celebra in maniera frettolosa o sciatta, se non fa le genuflessioni o riverenze, commette svariati peccati durante la Messa, ma sempre senza intaccarne la validità. Se un fedele chiacchiera o si distrae durante la Messa, arriva tardi per negligenza e senza una giusta causa, commette peccati, ma non compromette la validità della sua partecipazione. E così via.
La fruttuosità, infine, condiziona il grado di efficacia reale e contingente che i sacramenti esercitano su chi li celebra e su chi li riceve. Un sacramento celebrato senza un minimo di devozione e raccoglimento, frettolosamente e sciattamente, dà ben poca gloria a Dio anzi contribuisce non poco a offenderlo e (secondo il nostro modo di parlare) a indisporlo; conseguentemente, salva la validità e la liceità del sacramento, i frutti che arrecherà in chi lo celebra in questo modo o in chi vi si accosta con queste pessime disposizioni saranno alquanto scarsi. In questo senso, se, da un punto di vista della validità, non c’è nessuna differenza tra la santa Messa celebrata da san Pietro o da Giuda, senz’altro il primo la celebra anche lecitamente, mentre il secondo commette peccato mortale. Se, da un punto di vista della validità e della liceità, la santa Messa celebrata da un santo sacerdote è identica a quella celebrata da un sacerdote tiepido o mediocre, assai diversi però sono i frutti che essa produce. Sentiamolo dalle parole del grande dottore san Tommaso d’Aquino: “Nella Messa si devono considerare due cose: il sacramento stesso, che è la cosa principale e le preghiere che nella Messa vengono fatte per i vivi e per i morti. Ora, quanto al sacramento, la Messa di un sacerdote cattivo non vale meno di quella di uno buono, perché nell’uno e nell’altro caso viene consacrato il medesimo sacramento. Le preghiere invece che vengono fatte, possono essere considerate sotto due aspetti. Primo, in quanto hanno efficacia dalla devozione del sacerdote che prega; e allora non c’è dubbio che la Messa di un sacerdote migliore è più fruttuosa. Secondo, in quanto le preghiere vengono proferite dal sacerdote nella Messa a nome di tutta la Chiesa, della quale il sacerdote è ministro. E questo ministero rimane anche nei peccatori [...]. Tuttavia non sono fruttuose le sue preghiere private, perché secondo le parole dei Proverbi (28,9): Chi volge altrove l’orecchio per non ascoltare la legge, anche la sua preghiera è in abominio” (S. Th. II-II, q. 82, art. 6).


Prima di concludere, qualche breve nota sull’obbligatorietà del precetto domenicale e festivo. Il nuovo Codice di Diritto Canonico afferma che si è giustificati dalla mancata partecipazione alla santa Messa “solo se, per la mancanza del ministro sacro o per altra grave causa diventa impossibile la partecipazione alla celebrazione eucaristica”, fermo restando che, in questo caso, bisogna rimediare attendendo “per un congruo tempo alla preghiera, personalmente o in famiglia” (CIC, can. 1248). Si parla di “grave causa” che renda “impossibile” la partecipazione, per cui bisogna operare un serio discernimento di coscienza prima di concedersi facili “autoassoluzioni”. Causa grave, per esempio, è senza dubbio la malattia, propria o di un congiunto che richieda l’assistenza personale (non sostituibile e non delegabile); una disgrazia o un avvenimento imprevisto e imprevedibile (un incidente, un ricovero improvviso di un congiunto); qualche altra evenienza non ponderabile che renda realmente impossibile la partecipazione. In Italia bisogna ricordare che abbiamo ancora la grazia di molte celebrazioni domenicali e prefestive (che, si ricordi, in caso di necessità, si considerano come valido adempimento del precetto), per cui le fattispecie di vera e propria impossibilità sono inevitabilmente assai ristrette. Infine, anche nel nuovo Codice è confermato il potere del Parroco di dispensare (ovviamente per giuste e cause gravi) dall’obbligo di osservare il giorno festivo, così come dai giorni di penitenza (CIC, can. 1245); per cui, nei casi dubbi, è bene ricorrere al suo consiglio e alla sua autorità.
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DAL LIBRO DELLA VERITA' - Mercoledì, 27 febbraio 2013, alle ore 15:30

Mia amatissima figlia, le Messe quotidiane continueranno per un certo periodo tempo ed Io raccomando a tutti i Miei seguaci di continuare a frequentarle, come prima.

La Mia Santa Eucaristia deve ancora essere ricevuta da voi. Non dovete interrompere il vostro Sacrificio quotidiano, poiché non sarete voi ad essere costretti a prendere questa decisione. Verrà dichiarato di adattarsi ad un diverso genere di sacrificio a Dio e voi discernerete, all’istante, quando ciò succederà, perché la pratica della Santa Messa sarà arrestata dal falso profeta. Al posto della Santa Messa vi sarà un mondiale, rituale pagano e voi, Miei cari seguaci, benedetti con il Dono dello Spirito Santo lo riconoscerete, per quello che sarà.

Non dovete mai e poi mai abbandonare la Chiesa che Io ho dato al mondo, la quale è fondata sui Miei insegnamenti, ed il sacrificio della Mia morte sulla Croce, presentati a voi assieme ai Doni più Sacri.

Voi, Miei amati seguaci, siete la Mia Chiesa. I Miei amati sacerdoti ed il clero, benedetti con il Dono dello Spirito Santo, non Mi abbandoneranno mai. Né, essi vi abbandoneranno. E così, la Mia Chiesa continuerà a vivere, poiché non potrà mai morire. La Chiesa è il Mio Corpo sulla Terra, e di conseguenza, non potrà mai essere distrutta. Eppure sarà schiacciata, tormentata, abbandonata e poi lasciata nella desolazione a morire. Sebbene, da parte dei Miei nemici, venga compiuto ogni sforzo per distruggerla fino all’ultimo brandello di vita, la Mia Chiesa risorgerà di nuovo. Ricordate, malgrado tutto, essa non morirà mai, anche se potrebbe sembrare il contrario.

Le dimensioni della Mia Chiesa sulla Terra saranno ridotte ed essa diventerà, senza averne colpa, l’Esercito Rimanente.

Il Mio Vero Vicario, estromesso, lotterà al meglio delle sue capacità per condurre i figli di Dio. Sarò Io, Gesù Cristo, a guidarvi, sollevarvi e liberarvi dal male, che sarà imposto su di voi; un male, che giungerà ad una repentina e terribile fine, per tutti coloro che si schiereranno con l’anticristo ed suoi schiavi.

Il vostro Gesù