VALTORTA - OPERA MINORE
QUADERNI DEL 1943 CAPITOLO 193
2 dicembre 1943
«Non ti devi accasciare troppo pensando a quando poco mi amavi. Non sei la sola. Ma io sono la Mamma e capisco e perdono. Sono le lacune degli ancora imperfetti. Non amo di meno perché poco sono amata. Mi basta che almeno amiate il Figlio mio, e tu lo amavi molto quando ancora non mi amavi che poco.
Nella vita mia di Madre di Dio ti faccio osservare un fatto che sfugge a molti e che è un indice sicuro anche dei rapporti avvenire fra me ed i redenti dal mio Gesù.
Quando i pastori vennero alla grotta, non ebbero occhi ed espressioni di amore altro che per il mio Bambino. Io e Giuseppe eravamo per loro figure secondarie. Ai piedi della povera lettiera dove Egli dormiva, quando non mi dormiva in grembo, deposero i loro doni e le loro tenerezze. Né io me ne dolevo che a me non fosse data lode come alla pianta che aveva dato al mondo il Fiore del Cielo. Mi bastava che amassero la mia Creatura e la amassero tanto. Sarebbero stati in tanti ad odiarlo poi!
Fra i presenti al rito sempre nuovo di una presentazione al Tempio, nessuno ebbe un pensiero per me. Guardavano il mio Tesoro e lo lodavano per la sua bellezza sovrumana. Ma alla sua Mamma non davano lode altro che umana. Soli i santi mi conobbero per quello che ero e Elisabetta, Simeone ed Anna videro in me la Madre del Salvatore, dandomi con questo loro riconoscimento la più sublime lode. I primi erano dei "buoni", questi tre dei "santi".
Lo Spirito Santo opera nel cuore dei santi e dà loro luci di conoscimento soprannaturale. Lo Spirito Santo illumina i cuori dei santi per fare loro vedere me. Vedere me nella luce di Dio vuol dire amarmi in verità. il Figlio mio santissimo opera di suo per attirarvi al suo amore. Io vi amo e attendo pregando per voi.
Sono la Vergine dell’attesa. Dai più teneri anni ho atteso l’Aspettato delle genti. Sono la Corredentrice che attende l’ora di morire ai piedi della Croce per darvi la Vita. Sono la Madre che attende il vostro vero amore, non il culto superficiale che si limita a molte parole. Pregare non vuol dire: dire molte preghiere. Vuol dire amare. Vuol dire far parlare il proprio cuore.
Io sono la Silenziosa. Eva nuova, vi insegno il silenzio. Dal parlare entrò in Eva la Seduzione. Dal mio tacere entrò nel mondo la Redenzione. Imparate da me la virtù del silenzio, perché nel silenzio esteriore parla il cuore a Dio e Dio al cuore. il mio silenzio non era silenzio inerte di anima morta. Era anzi operare attivissimo nello spirituale.
Quando il mio Bambino mi fu nelle braccia, io, per Lui che non sapeva parlare perché era nulla più che un piccolino che sapeva unicamente vagire - il mio Figlio Dio, la Voce del Padre, la Parola del Padre essendosi, per amore, annichilito ad un infante vagente con voce d’agnellino - io per Lui ho detto l’offerta al Padre. il primo "Pater noster" l’ho detto io nella fredda grotta di Betlemme tenendo alzato fra le braccia il mio Agnello venuto al mondo per essere ucciso e per dar vita agli uccisi nell’anima. il "Fiat voluntas tua" l’ho detto, piangendo, io per prima. E sai cosa vuol dire per la Mamma dire all’Eterno quelle parole?
Ora, quando io vedo che per amore del mio Figlio una creatura compie la Volontà divina, che è soprattutto volontà d’amore, annullo il suo debito verso di me e aumento il mio amore per lei. Gesù poi me la porta. Lascio al mio Gesù la cura di farmi amare. Dove è Lui è anche lo Spirito di Dio. E dove è lo Spirito è Scienza e Luce. È quindi inevitabile che diveniate istruiti anche nell’amore per me.
Quando poi giungete ad amarmi, in verità, allora io vengo. E la mia venuta è sempre gioia e salvezza.»
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